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Sugar e plastic tax alleggerite

Recentemente ho letto un articolo di Marco Mobili e Marco Rogari da ilSole24Ore, riguardo le modifiche che il senato sta apportando al disegno di legge di bilancio in materia, tra l’altro, anche alla sugar tax ed alla plastic tax che verranno probabilmente ribassate rispetto a quanto previsto precedentemente, allego l’articolo per maggior chiarezza:

È ancora lontano il count down finale per la chiusura del cantiere al Senato sul restyling della manovra. Ma già si guarda al secondo passaggio alla Camera per trovare una soluzione ai nodi destinati a rimanere in sospeso. Come quello della rivisitazione della sugar tax. Con il Pd che appare intenzionato a intensificare il suo pressing per azzerare, o quanto meno ridurre, l’impatto della tassa su una parte della filiera del settore agroalimentare.

E, di conseguenza, bloccare così o rendere più dolce il prelievo sui succhi di frutta italiani. Ma anche su altri temi strategici la partita sarà giocata nel secondo tempo parlamentare a Montecitorio. È il caso del rafforzamento del pacchetto “Industria 4.0” e degli attesi ritocchi al capitolo enti locali. Che solo per una fetta saranno introdotti a Palazzo Madama. Anche per il piano Taranto (infrastrutture) l’appuntamento con il correttivo potrebbe essere fissato alla Camera.

Tassa sulle bibite: in ballo 233 milioni di gettito nel 2020
Nell’attuale versione prevista dal disegno di legge di Bilancio, la sugar tax garantisce 233 milioni di gettito nel 2020 e altri 261 nel 2021 e 256 milioni nel 2022. Una rivisitazione, anche parziale, renderà necessaria quindi l’individuazione di corrispondenti coperture. Ma con il trascorrere delle ore la maggioranza sembra sempre più propensa a ritoccare la tassa. Il settore, infatti, lamenta che la manovra così com’è congegnata tra plastica e zucchero produce di fatto un doppio prelievo su chi oggi è sul mercato con prodotti analcolici imbottigliati in confezioni di plastica monouso. E sono la maggioranza. Difficile non ipotizzare una ricaduta del maggior carico fiscale sul prezzo finale pagato dai consumatori.

A protestare non sono solo i produttori di bevande analcoliche, ma anche al settore agroalimentare italiano il nuovo balzello fa paura. Soprattutto in alcune Regioni, come ad esempio l’Emilia Romagna. Anche per questo motivo la maggioranza, Pd in testa, sta valutando un correttivo, da proporre nel passaggio alla Camera, per salvaguardare il più possibile il settore con l’idea di escludere dalla tassazione le bevande a base di frutta.

Prima la revisione di web e plastic tax
Le modifiche saranno invece immediate su punti nevralgici della manovra: plastic e web tax. Nel primo caso la maggioranza dovrà trovare un compromesso tra la proposta del ministero dell’Economia, che punta ad alleggerire di oltre il 70% l’impatto della tassa sulla plastica (anche grazie al dimezzamento del prelievo da 1 euro a 50 centesimi al chilo), e la richiesta pressante di azzeramento della misura di Italia Viva. Per la digital tax si conferma il prelievo del 3% sul marketplace ma con l’idea di salvare le piccole e medie imprese italiane che operano sul web. La strada sarebbe quella di concentrare la tassazione solo sui ricavi digitali e non sull’intero fatturato. Il limite dei 750 milioni di ricavi, inoltre, sarebbe riferito soltanto alle attività svolte in Italia.

Continua su: https://www.ilsole24ore.com/art/manovra-l-azzeramento-sugar-tax-succhi-frutta-ACLxQX2

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Merano apre le porte ai bus a guida autonoma

Recentemente ho letto un articolo di Barbara Ganz da ilSole24Ore, riguardo la sperimentazione dei bus a guida autonoma che inizieranno la fase di test a cavallo tra il mese di novembre e quello di dicembre, allego l’articolo per maggior chiarezza:

Il mezzo è arrivato a destinazione venerdì 23 novembre: è destinato a mandare in pensione la targhetta «Vietato parlare al conducente» che ancora si trova su molti mezzi pubblici.

La sperimentazione si svolge a Merano, dal 25 novembre al primo dicembre, ed è la prima sperimentazione italiana – aperta al pubblico e su percorso urbano – di un bus a guida autonoma, senza conducente. Il mezzo elettrico – fornito da Navya, azienda francese fra i leader mondiali per la guida autonoma – è capace di “leggere” il percorso, con la massima sicurezza.

Il primo test
Per un’intera settimana, dalle 9 alle 17, i cittadini della città termale interessati avranno come punto di ritrovo lo stand informativo in via dei Giardini. Le corse partiranno, a ciclo continuo, percorrendo in poco meno di 10 minuti un anello urbano, che lambisce il centro storico e i Mercatini di Natale, aperti prossimo week end.

Merano è al centro della sperimentazione italiana sulla guida autonoma grazie al progetto Mentor, finanziato con 1,5 milioni di euro dal programma di cooperazione europea Interreg V/A Italia-Svizzera. Un progetto europeo che vede come capofila i Comuni di Merano e Briga-Glis (Svizzera) e come partner tecnologici NOI Techpark, il polo dell’innovazione dell’Alto Adige, Sasa (Mobilità) e PostAuto, due aziende che da sempre mettono insieme servizi di mobilità e nuove tecnologie.

I casi in Europa
Sabato 24 novembre, sono iniziate le prove guidate del percorso. Lo shuttle combina un sistema di sensoristica collegato ad un segnale Gps, per la memorizzazione del percorso. Ogni viaggio porterà 12 persone, più due tecnici: uno per eventuali interventi, in caso di bisogno, l’altro per spiegare ai passeggeri le funzionalità del mezzo.

Nel mondo ci sono già 130 casi di servizi di trasporto svolto con mobilità autonoma di questo genere (anche in tutta Europa tranne Portogallo, Grecia e Italia, dove è appunto in fase di test).

«Il veicolo ha 1,5 milioni di chilometri percorsi – spiega Roberto Maldacea, docente universitario di Mobilità sostenibile e ceo di I-Mobility garage, l’azienda veronese che importa e distribuisce Navya in esclusiva per l’Italia – Questa è mobilità autonoma di livello 3, come quello di Tesla per intendersi: per convenzione l’unica che può uscire dall’ambito sperimentale. Una volta memorizzato il percorso, il mezzo lo riproduce con un errore di massimo un centimetro».

Niente volante basta il joystick
A bordo è prevista la presenza di un operatore, che non guida ma può intervenire in caso di bisogno. Nessun volante: basta un joystick sul modello di quelli per i videogiochi. E’ omologato per 15 persone (11 sedute e 4 in piedi) e per una velocità massima di 25 chilometri l’ora, ma in certi casi, sulle strade australiane, arriva a 60.

«È pensato per usi in zone a traffico limitato, ad esempio per collegarle con le fermate di tram, bus e metro: l’ultimo miglio della mobilità, insomma – continua Maldacea – Ci sono però sperimentazioni in zone di montagna, al servizio degli sciatori sul versante francese delle Alpi, anche in condizioni meteo estreme; in questo caso risultano utili le 4 ruote motrici».

Il mezzo costa 300mila euro, ma si può anche noleggiare a lungo termine: memorizza in un paio di giorni ogni segnale stradale, attraversamento pedonale, uscita da scuola. Incidenti non ne sono stati segnalati, a parte quella signora che a Vienna ha attraversato usando il cellulare; il mezzo si è fermato, lei anche, poi sono ripartiti ma lei, chattando, è andata a sbattere contro il veicolo. E’ andata a finire che è stata multata lei, la passante. «Il rischio maggiore finora – nota Maldacea – è che ciclisti e pedoni restino incantati e incuriositi a guardare la novità».

Continua su: https://www.ilsole24ore.com/art/a-merano-arriva-un-bus-guida-autonoma-niente-volante-basta-joystick-AClzcy0

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L’acqua alta annega le colture di Venezia

Recentemente ho letto un articolo di Ilaria Vesentini da ilSole24Ore, riguardo il fenomeno dell’acqua alta che la scorsa settimana ha afflitto pesantemente sopratutto la città di Venezia, rovinando case, monumenti e colture, allego l’articolo per maggior chiarezza:

L’acqua alta ha sommerso negozi, abitazioni, chiese e anche campi coltivati, provocando danni ovunque. Coldiretti Veneto – che esprime solidarietà ai veneziani – sta ricevendo le segnalazioni degli agricoltori delle isole della laguna, prima tra tutte quelle in arrivo da Le Vignole, dove l’acqua salata ha invaso i campi coltivati e i frutteti compromettendo il raccolto di verdure di stagione a pieno campo e della frutta con le piante stagnanti nella salsedine. Rovinate anche le attrezzature negli annessi rustici.

Pressoché inutili si sono rivelate, con i ripetuti eventi di marea eccezionale, le buone prassi agricole perpetuate dagli agricoltori quotidianamente: «L’incuria e la mancata sicurezza hanno compromesso gli argini e le chiuse dei canali di scolo rendendo vano qualsiasi intervento utilizzando un semplice badile», fa sapere l’associazione di categoria. A Sant’Erasmo – l’isola che da sempre è considerata l’orto della laguna per le sue caratteristiche e il microclima favorevole – le raffiche di vento hanno fatto volare le serre mentre a Torcello la Palude della Rosa è dientata una cosa sola con barene e giardini delle proprietà dei pochi residenti.

I danni alla pesca
E poi ci sono le difficoltà dei pescatori della Sacca degli Scardovari le cui cavane, da poco sistemate, i pontili e le imbarcazioni sono andati alla deriva o divelte. L’ondata di maltempo ha colpito un’area vasta fino al Delta del Po, dove ha rovinato gli allevamenti di mitili, il cuore dell’economia ittica. «Ho chiesto ai tecnici regionali del genio civile e di Avepa di accelerare il più possibile la quantificazione dei danni causati dalla marea e dalla tempesta di questi giorni, con particolare riguardo agli allevamenti di mitili distrutti dai sommovimenti della sabbia sui fondali», dice l’assessore regionale alla Pesca Giuseppe Pan che ha verificato quanto avvenuto sulle coste polesane, a Pila, a Scardovari, al largo del delta del Po, e anche lungo il litorale settentrionale del golfo di Venezia, tra Caorle e Grado.

«Cuore dell’economia delle lagune venete e del Delta padano»

«I forti venti e le mareggiate, compresa l’ultima del 15 novembre, infieriscono su un settore già in difficile equilibrio a causa di problemi generati da subsidenza e insabbiamento delle bocche di porto. Purtroppo la violenza dell’acqua e del vento ha compromesso, se non spazzato via, impianti off shore, cavane, reti e imbarcazioni, insomma tutta l‘attrezzatura di lavoro delle cooperative dei pescatori. Ma soprattutto ha determinato la morìa delle colture a mare dei mitili. Appena le condizioni del mare lo permetteranno, i tecnici regionali del Genio civile usciranno a fare le verifica, ma le prime stime parlano già di perdite quantificabili nell’ordine di milioni di euro.
Nei prossimi giorni l’assessore regionale intende incontrare il consorzio delle cooperative ed effettuare un sopralluogo nel delta del Po.
«Oltre alla richiesta di stato di calamità e alla puntuale ricognizione dei danni – conclude Pan – assicuro la massima attenzione al settore, che rappresenta il cuore dell’economia delle lagune venete e del Delta padano».

Continua su: https://www.ilsole24ore.com/art/isole-venezia-l-acqua-salata-distrugge-l-agricoltura-ACXGwPz

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30 anni dalla caduta del muro di Berlino

Recentemente ho letto un articolo di Raffaella Calndra da ilSole24Ore, riguardo l’anniversario della caduta del muro di Berlino, che quest’anno “compie” 30 anni, allego l’articolo per maggior chiarezza:

Fino a trent’anni fa, su queste strade, c’erano edifici con le finestre murate. Fino al 1989, in Bernauer Strasse, la cappella della Riconciliazione cadeva nella cosiddetta “striscia della morte”. Dentro quel sistema di muri, cioè, che per 28 anni ha diviso Berlino. Nel trentesimo anniversario della caduta del muro, è qui che la Germania ricorda la notte, che ha cambiato la Storia. «Il suo giorno fatidico», per dirla con la cancelliera, Angela Merkel. L’ex ragazza, mädchen, della Ddr è arrivata ancora una volta qui, come cinque anni fa – in quest’unico angolo di Berlino dove ancora è possibile vedere il cemento, il filo spinato, le torri di controllo – insieme al presidente della Repubblica e insieme ai capi di Stato dei Paesi di Visegrad. «Senza i quali- ha ricordato il presidente tedesco, Franz Walter Steinmeier – la rivoluzione pacifica dei Paesi dell’Est e la riunificazione della Germania non sarebbe stata possibile».

Il ricordo della Cancelliera
Ma più di 200 sono state le persone, che hanno perso la vita, in fuga verso la libertà. «Vittime della dittatura del partito comunista della Ddr», ha scandito Frau Merkel, che ha ricordato i morti, ma anche tutti coloro- 75mila – «che furono incarcerati, per aver provato a scappare» e quanti «dovettero seppellire i sogni, per non piegarsi all’arbitrio statale». La memoria del 9 novembre è per la Germania la memoria della “wende”, la svolta dopo la caduta del muro, ma anche del pogrom del 9 novembre 1938, contro la comunità degli ebrei, ricorda Merkel. Ed è per questo che «bisogna fare tutto quanto possibile contro odio, razzismo e antisemitismo. I valori su cui fonda l’Europa – ripete la cancelliera – sono tutt’altro che scontati».

Un richiamo che risuona ancor più forte, nella piccola cappella della Riconciliazione, dove è poi di nuovo il sacerdote a mettere in guardia dai rischi delle nuove violenze contro gli ebrei. Come già, con voce incrinata, avevano ammonito, nel giardino delle commemorazioni, sotto il controllo di decine di cecchini sui tetti, un’ex attivista della Ddr e il direttore del museo del muro. Il pensiero va all’attentato recente di Halle, in Sassonia, contro la sinagoga. Mentre la cappella, dove ancora ogni giorno si prega per una delle vittime del muro, si riempie anche dei sogni di ragazzi di più Paesi d’Europa, che si alternano al microfono.

L’omaggio ai caduti
Molti altri studenti, prima, avevano infilato una rosa, nelle fessure del muro, all’interno del memoriale di Bernauer Strasse. Come avevano fatto anche i capi di Stato di Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia. Oltre alla cancelliera, Angela Merkel, e a Wolfang Schäuble, ministro dell’Interno quando cadde il Muro.

Continua su: https://www.ilsole24ore.com/art/trent-anni-fa-caduta-muro-merkel-celebra-giorno-fatidico–cittadini-e-imprese-fuga-dall-est-riunificazione-tedesca-incompiuta–berlino-di-la-muro-ACqeTvx

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Detrazioni sanitarie, le novità del 2020

Recentemente ho letto un articolo di Marzio Bartoloni da ilSole24Ore, riguardo le novità per le detrazioni sanitarie al 19% per l’anno 2020, allego l’articolo per maggior chiarezza:

Farmaci, dispositivi, visite ed esami in ospedale o in una clinica convenzionata (magari in intramoenia e quindi dentro al Ssn) potranno essere pagati ancora in contanti senza il rischio di perdere la detrazione al 19% nella dichiarazione dei redditi. Tutto il resto invece, a partire dal visite dallo specialista (a esempio il dentista) che opera in regime privato o nei centri analisi privati, dovrà essere pagato con sistemi tracciati (dal bancomat al bonifico) se si vuole l’agevolazione.

Questa l’ultima novità prevista dalla bozza della manovra che riguarda appunto specificatamente le spese sanitarie che con oltre 18 miliardi di euro rappresentano anche la quota maggiore di sconti fiscali utilizzati dagli italiani per alleggerire il carico fiscale.

La tracciabilità del pagamento per ottenere la detrazione
La legge di bilancio prevede infatti che ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, la detrazione dall’imposta lorda nella misura del 19% degli oneri indicati nell’articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi spetta a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero mediante altri sistemi di pagamento elettronici. Nella prima versione della manovra la detrazione al 19% sulle spese sanitarie restava anche se si paga in contanti soltanto «per medicinali e dispositivi medici». Ora l’ultima vresione chiarisce meglio i confini: in pratica oltre agli acquisti in farmacia sono esclusi dall’obbligo di ricorrere a sistemi di acquisto tracciabili per avere poi le detrazioni in dichiarzione dei redditi tutte le visite e gli esami effettuati pagando dentro il Servizio sanitario nazionale (a esempio anche i ticket) o nel privato accreditato con il Ssn.

Tra le altre novità c’è anche l’introduzione del taglio delle detrazioni per i redditi più alti. Un taglio che partirà dai 120mila euro di reddito, e sarà progressivo: chi percepisce redditi sopra quella soglia si vedrà ridurre l’importo della detrazione fiscale riconosciuta, che si azzererà totalmente dai 240.000 euro di reddito in poi. Una misura, questa, che però non sarà applicata integralmente per le spese sanitarie. La bozza della legge di bilancio prevede infatti che «la detrazione compete nell’intero importo, a prescindere dall’ammontare del reddito complessivo» per tutte quelle spese sanitarie sostenute «per patologie che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria».

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Draghi: la BCE e la sua politica accomodante

Recentemente ho letto un articolo da ilSole24Ore riguardo l’ultima conferenza stampa del Presidente della BCE Draghi che, dopo 8 anni di mandato, cederà il timone alla guida della Banca Centrale Europea, allego l’articolo per maggior chiarezza:

Politica monetaria ultra-accomodante per un lungo periodo di tempo e via agli acquisti di titoli di Stato dal 1° novembre, con un ritmo di 20 miliardi al mese. Lo ha annunciato Mario Draghi nel giorno dell’ultima conferenza stampa alla guida del direttivo Bce, dopo 8 anni al timone e prima di lasciarlo dal 1° novembre a Christine Lagarde, ex direttore del Fondo monetario internazionale.

Draghi, di fronte alle domande dei giornalisti, ha anche tratteggiato un breve bilancio della sua presidenza: «Ho sempre cercato – ha detto – di rispettare il mio mandato, senza mai arrendermi. È stata un’esperienza intensa, profonda e affascinante».

Politica molto accomodante a lungo
«Il Consiglio direttivo – ha detto Draghi introducendo la conferenza stampa – ha ribadito la necessità di un orientamento di politica monetaria altamente accomodante per un prolungato periodo di tempo e resta pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello perseguito».

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di lasciare i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50 per cento.

Critiche? Normale dibattito
Draghi ha risposto alle domenade dei giornalisti sulla spaccatura all’interno del Consiglio direttivo, con numerose critiche pubbliche al suo indirizzo da parte dei governatori delle banche centrali di Germania, Francia e Olanda. «Abbiamo avuto discussioni – ha detto Draghi – e questo è normale in tutte le giurisdizioni. A volte vengono rese pubbliche a volte no, ho preso tutto questo come parte normale del nostro dibattito». Le decisioni annunciate oggi, 24 ottobre, nel comunicato finale – che hanno confermato in toto il pacchetto di misure di settembre – sono state votate all’unanimità , ha precisato.

Via agli acquisti di titoli dal 1° novembre
Il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse di riferimento si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali «finché non vedrà le prospettive di inflazione convergere saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione e tale convergenza non si rifletterà coerentemente nelle dinamiche dell’inflazione di fondo». Confermate anche le indicazioni sul Qe che partirà al ritmo di 20 miliardi di euro al mese dal 1° novembre. «Il Consiglio direttivo – si legge nel comunicato – si attende che proseguiranno finché necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento e che termineranno poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento».

Il Consiglio direttivo infine intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di titoli per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento «e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario».

Continua su: https://www.ilsole24ore.com/art/draghi-l-ultima-conferenza-stampa-guida-bce-diretta-AC5SkLu

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La nuova linea sui grandi evasori

Recentemente ho letto un articolo da ilSole24Ore, riguardo alcune manovre che il governo potrebbe attuare, in particolare la possibilità della pena detentiva per i grandi evasori con importi maggiori di 100 mila euro, allego l’articolo per maggior chiarezza:

È passata quasi una settimana dal Consiglio dei ministri che ha approvato «salvo intese» la legge di bilancio e il decreto fisco, e la manovra è ancora in alto mare. Tra veti incrociati e altolà che dividono la maggioranza, a fare pressing sul premier sono il leader di Italia viva Matteo Renzi e il capo politico M5S, Giuseppe Di Maio, che ha mobilitato la comunicazione pentastellata per fare “fuoco amico” sul premier. L’ultimatum lanciato a Giuseppe Conte via Facebook in vista del vertice di governo in agenda il 21 ottobre rilancia così tre proposte «imprescindibili» da inserire nella legge di bilancio: «O si fanno o non esiste la manovra». A partire dal carcere per i grandi evasori: si ipotizza una soglia dei 100mila euro di evasione oltre la quale scattano le manette

La prima misura «imprescindibile», spiega Di Maio da Matera dove partecipa alla presentazione del Padiglione italiano per l’Expo 2020 a Dubai, è il carcere agli evasori e la confisca per sproporzione ai grandi evasori fiscali. «Significa che chi evade più di 100mila euro all’anno verrà punito seriamente con il carcere e bisogna confiscargli più di quanto ha evaso». chiarisce il ministro degli Esteri pentastellato. E proprio il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, annuncia che il pacchetto di norme per il decreto fiscale è pronto: «Dobbiamo decidere – ha spiegato il Guardasigilli – quale parte far entrare subito e quale in sede di conversione e comunque entro 60 giorni». E sulla soglia per il carcere «ci stiamo orientando per individuarne una che dovrebbe essere intorno ai 100 mila euro».

Il secondo punto per i M5S sono poi gli interventi per la riduzione delle commissioni bancarie richieste ai commercianti per Pos e carta di credito. «Per me vanno bene le multe ai commercianti che non utilizzano il Pos, ma se gli abbattiamo i costi del Pos, i costi delle carte, perché altrimenti rischiamo di trovarci in una situazione in cui introduciamo una nuova tassa per i commercianti, non una multa», ha spiegato Di Maio. Il terzo punto riguarda il carico fiscale sulle partite Iva: «Per noi l’importante è che continuino a pagare solo il 15% di tasse, cosa che non è così, in questa manovra gli si alzano le tasse», conclude.

Ma il fuoco amico, alla vigilia del vertice di maggioranza, arriva anche da Italia Viva e dal suo leader Matteo Renzi che mette nel mirino le nuove tasse in manovra: dalla sugar tax a i balzelli sulla casa (imposta di registro più alta sui trasferimenti e aliquota sulla cedolare secca sugli affitti dal 10 al 12,5%): «Italia Viva non può che essere contro l’aumento delle tasse. Faccio una proposta alla maggioranza – ha detto Renzi dal palco della Leopolda – teniamo la pressione fiscale allo stesso livello dell’anno scorso tagliando le spese per due miliardi di euro in un anno, senza toccare i servizi». Da Renzi anche l’idea di offrire il lavoro di 5 professionisti «per conto di Italia Viva per tagliare le spese inutili . Ci prendiamo noi la responsabilità di farlo. Ma evitiamo – ha aggiunto ancora il leader di Italia Viva -balzelli come sugar tax, come quelli sulla casa e sulle partite Iva».

«Non c’è nessun ultimatum contro un ultimatum. Io credo soltanto che bisogna fare in modo che in questo governo ci sia meno nervosismo, meno prese di posizione dure e mettere al centro le persone e non le proprie opinioni», ha poi commentato Di Maio, riferendosi alle parole pronunciate dal premier in visita all’Eurochocolate a Perugia («chi non fa squadra è fuori da governo»). «I toni “o si fa così o si va a casa” fanno del male al Paese, fanno del male al governo: in politica si ascolta la prima forza politica che è il M5s, perché se va a casa il M5s è difficile che possa esistere ancora una coalizione di governo», ha cponcluso il leader M5S. Anche Renzi non vuol sentir parlare di ultimatum: «Agli amici della politica romana dico: proporre delle idee non è lanciare un ultimatum, è fare politica. Non ultimatum, ma primato della politica.

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Green corner e rimborso di 5.000€

Recentemente ho letto un articolo di Marzio Bartoloni da ilSole24Ore, riguardo il nuovo decreto del governo che riconosce un bonus di 5000€ agli esercizi commerciali che creeranno un corner di distribuzione di prodotti sfusi. Allego l’articolo per maggior chiarezza:

Lo shopping ai tempi di Greta Thunberg, la sedicenne svedese che si batte contro i cambiamenti climatici, passa anche dall’acquisto dei cibi sfusi per evitare lo spreco di carta e plastica per gli imballaggi. Un tuffo nel passato che rievoca i negozi di alimentari del dopo guerra e prima dell’avvento delle grandi catene di distribuzione che ora potrà sfruttare una agevolazione. Nel decreto clima in arrivo in consiglio dei ministri c’è infatti un contributo fino a 5mila euro per gli esercenti che punteranno sulla vendita senza packaging.

La bozza di decreto che il Governo sta limando prevede infatti un contributo massimo di 5.000 euro «a fondo perduto» per gli esercenti che attrezzano «spazi dedicati alla vendita ai consumatori di prodotti sfusi o alla spina, alimentari e per l’igiene personale» (i cosiddetti Green corner) in modo da «ridurre – si legge nella bozza – la produzione di rifiuti e contenere gli effetti climalteranti». Il bonus sarà assegnato secondo l’ordine di presentazione delle domande, nel limite complessivo di 20 milioni di euro per il 2020 e il 2021, «sino ad esaurimento delle predette risorse e a condizione che il contenitore offerto dall’esercente non sia monouso». Sarà un decreto del ministero dell’Ambiente d’intesa con il Mise entro 60 giorni, a fissare requisiti e modalità per «l’ottenimento del contributo e per la verifica dello svolgimento dell’attività di vendita per un periodo minimo di tre anni a pena di revoca del contributo».

Questi green corner rievocano l’antica tradizione dei negozi italiani di quartiere dove per molti anni si vendeva tutto sfuso: dalla frutta all’olio, al vino e alle sigarette fino ai legumi che tracimavano dai sacchi in tela e juta. Allora – in una epoca che va da dopo guerra a tutti gli anni Cinquanta – non si utilizzavano plastica o cellophane, ma involucri creati dai negozianti con carta paglia, considerata la carta alimentare per eccellenza. Per i liquidi, come vino ed olio, erano i clienti a portarsi le bottiglie da casa. Poi è arrivata la rivoluzione del commercio, le reclame e i grandi marchi fino all’avvento delle grandi catene e l’obbligo di «igienizzazione» dello smercio dei prodotti alimentari che hanno assestato il colpo mortale allo sfuso.

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Arte e immobili rallentano in GB/USA

Recentemente ho letto un articolo di Marilena Pirrelli da ilSole24Ore, riguardo la contrazione che stanno avendo i mercati dell’arte e del settore immobiliare sia in GB che negli USA, allego l’articolo per maggior chiarezza:

Perché i condomini di lusso di New York sfitti e invenduti dovrebbero preoccupare i mercanti d’arte? Un filo doppio lega l’arte al mercato immobiliare: senza residenze lussuose affacciate su Central Park l’arte non trova dimora. Le bellissime torri vuote e i rari capolavori offerti in asta oltre i 10 milioni nel primo semestre sembrano condurre a conclusioni simili: negli Stati Uniti il mercato dei beni di lusso di elevato valore da inizio anno ha rallentato la sua marcia trionfale. Il trend negativo a New York, prima piazza dell’arte, potrebbe essere una spia della recessione intravista sul mercato mondiale dell’arte o è una variabile tutta americana?

La battuta d’arresto del mercato dell’arte c’è ma nessuno vuol vederla. Le vendite all’asta di capolavori superiori ai 10 milioni di dollari nel primo semestre del 2019 si sono contratte del 35% (addirittura i lotti offerti tra 10 e 100 milioni si sono ridotti del 41%) così come sono in caduta nella stessa misura, secondo lo studio di StreetEasy, le vendite di condomini del valore di 4 milioni di dollari nella Grande Mela. In realtà a livello globale non sono solo le opere d’arte milionarie a vacillare, poiché le vendite sono diminuite in tutte le fasce di prezzo, tranne quelle sotto i 10.000 dollari. In generale il mercato delle aste nel semestre ha scambiato opere per 6,98 miliardi di dollari con un calo del 17,4% sullo stesso periodo del 2018, a leggere i report di artprice. Ma, soprattutto, va rammentato che a fine 2018 il totale di scambi in asta era di 29,1 miliardi, target che oggi sembra lontano anni luce, nonostante la buona tenuta delle aste di Londra nella settimana appena conclusa, dove molti collezionisti americani hanno comprato per via del cambio favorevole e le 33 opere della collezione Unicredit hanno fatto sold out per circa 13 milioni di sterline.

Ma anche negli altri report dei data provider come Artnet si intravedono le nubi: 9,1 miliardi di dollari scambiati in asta con un calo del 13,5% e del 35% per le opere con prezzi superiori ai 10 milioni di dollari. La tempesta perfetta parte dalla Brexit, tant’è che il Regno Unito è la prima vittima, con un -25% di scambi sul mercato dell’arte. Ma ora sembra ampliarsi negli Stati Uniti, dove la contrazione è del 20%, e contagia anche la Cina con -12%. Colpa della guerra dei dazi che sta facendo perdere Pil a entrambe le potenze e non fa bene neanche all’arte: negli Usa l’aumento dal 1°settembre dell’imposta (al 15%) sull’arte e sulle antichità cinesi che entrano nel paese ha frenato il mercato. E la riforma fiscale di Trump che rappresenta un rinvio della tassazione del capital gain anche sull’arte non sembra aver sortito grandi effetti. I collezionisti e gli operatori si sono fatti prudenti e il sentiment è piatto o negativo. Gli scricchiolii dell’economia americana rischiano di sentirsi anche ai piani alti dei grattacieli e a far vacillare i quadri alle pareti. Solo la piazza di Hong Kong appare vitale, nonostante le contestazioni alle leggi inique, con +4% e un fatturato d’asta di 700 milioni di dollari.

Naturalmente la contrazione del fatturato riflette il tipo e la qualità di opere offerte. A precipitare è il periodo guida del mercato dell’arte: il moderno segna -21%. Se nei primi sei mesi del 2018 due opere hanno superato i 100 milioni in asta – Picasso e Modigliani – quest’anno ce l’ha fatta solo Monet, con un rendimento medio annuo per «Meules» del 12% dal 1986. Cala anche l’antico del 38%, mentre il contemporaneo, più sensibile alla liquidità dei mercati finanziari, si è impennato del 40%. «I tassi d’interesse sono bassi e le persone sono fiduciose che l’economia continuerà ad essere forte, nonostante la situazione politica confusa – fa il controcanto il gallerista David Nolan di New York -. I collezionisti americani restano la parte forte del mercato insieme ad alcuni clienti cinesi e russi. Tuttavia, le gallerie devono stare attente alla forte espansione economica perché il mercato potrebbe cambiare rapidamente».

E ancora, per Valentina Castellaniindependent art dealer, già direttrice di Gagosian a New York: «Il mercato è solido ma selettivo, sia nella qualità che nei prezzi. Siamo lontani dagli eccessi del 2015 – avverte – lo spettro è ampio e va dai classici come Twombly, Rauschenberg e Warhol agli artisti afroamericani come Kerry James Marshall e Sam Gilliam, a opere di artiste come Lee Krasner, Carmen Herrera e Cecily Brown».

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Bonus rottamazione scende del 25%

Recentemente ho letto un articolo da ilSole24Ore, riguardo l’abbassamento del bonus rottamazione erogato che chi cambierà la propria auto fino alla classe Euro 4, fino al 31 dicembre 2021, allego l’articolo per maggior chiarezza:

Il “bonus mobilità” per rottamare le vecchie auto inquinanti e dotarsi di un abbonamento ai mezzi pubblici scende a 1.500 euro (dai 2mila previsti in precedenza) ma scatterà subito, già nel nel 2019, quindi in anticipo rispetto alle attese, con una prima dotazione di 5 milioni di euro. Lo prevede l’ultima bozza del decreto legge Clima, messo in cantiere dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa (M5S) e ora al vaglio degli altri ministeri, in particolare Economia e Infrastrutture.

Il “Fondo buono mobilità” sarà dotato di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021. I l sostegno è riservato «ai residenti nei Comuni interessati dalle procedure di infrazione comunitaria che rottamano, entro il 31 dicembre 2021, autovetture omologate fino alla classe Euro 4», e potrà essere utilizzato entro tre anni «per l’acquisto, anche a favore di un convivente, di abbonamenti al trasporto pubblico locale e di altri servizi nonché per l’abbonamento a sharing mobility con veicoli elettrici o a emissioni ridotte». Il “buono mobilità” non costituisce reddito imponibile del beneficiario e non rileva ai fini dell’Isee.

Niente taglio ai sussidi dannosi per l’ambiente
Sparisce dalla bozza di decreto il taglio graduale ai sussidi ambientalmente dannosi (del peso totale di circa 17 miliardi) così come l’incentivo per i prodotti sfusi venduti «alla spina». Resta in bianco la definizione dell’end of waste, cioè il processo di recupero che consente a un rifiuto di tornare prodotto nella cosiddetta economia circolare. Entra una norma sulla ricerca e i cambiamenti climatici. Il nuovo testo diventa più snello e lascia aperte alcuni punti da verificare con i ministeri di competenza. Oltre allo spazio che alcune disposizioni dovranno trovare nella Legge di Bilancio.

La bozza del decreto – al momento di 14 articoli – prevede tra le altre cose l’istituzione di una Piattaforma per il contrasto ai cambiamenti climatici e la qualità dell’aria e l’avvio di un Programma strategico per «il rinnovo integrale, entro cinque anni, dei mezzi di trasporto pubblico locale con mezzi a basso o nullo impatto ambientale», con una ricognizione sugli investimenti disponibili a legislazione vigente. Altre disposizioni si occupano della promozione del trasporto scolastico sostenibile (con uno stanziamento di 20 milioni di euro) e di azioni per il rimboschimento (15 milioni di euro). Un’altra norma prevede l’istituzione del titolo di “Città verde d’Italia” da conferire a tre diversi centri italiani (con stanziamento di 9 milioni di euro in tre anni) per progetti cantierabili.

Nel “pacchetto clima” del decreto trova poi spazio il potenziamento della Via e l’introduzione dell’Impatto ambientale della regolamentazione e la velocizzazione della pianificazione di emergenza per gli impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti e i commissari unici. Confermata la norma “End of waste” e il sostegno alla ricerca in questi ambiti.

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