Recentemente ho letto un articolo da ilSole24Ore, riguardo l’ottimo risultato in termini di produzione industriale, export e disoccupazione della regione Emilia Romagna: il governatore Bonaccini è stato infatti recentemente premiato a New York per la “leadership excellence 2017” come miglior regione d’Italia, paragonabile alle aree più avanzate d’Europa, allego l’articolo per maggior chiarezza.

La produzione industriale è salita del 2,8% nel primo semestre, l’export del 6,4%, la disoccupazione è scesa al 6,5%. Il motore dell’Emilia-Romagna gira ben oltre le attese e «il quadro economico è buono come non lo era mai stato nell’ultimo decennio – ricordava pochi giorni fa il direttore regionale della Banca d’Italia, Francesco Trimarchi, presentando l’aggiornamento congiunturale –. Non solo la crisi è alle spalle, ma non c’è bisogno di mettersi il binocolo per vedere una crescita del Pil ormai vicina al 2%».

Una crescita che avvicina sempre più la via Emilia alle grandi regioni manifatturiere europee con cui condivide la forte vocazione industriale (in regione l’industria pesa oltre il 26% del valore aggiunto, otto punti sopra la media italiana) e il ruolo chiave della meccanica – dal packaging ai motori – che alimenta più del 40% delle vendite oltreconfine.

Anche gli investimenti si sono rimessi finalmente in moto lungo l’asse emiliano, con oltre il 30% delle imprese che ha rivisto al rialzo la spesa in innovazione tecnologica, prevalentemente in 4.0. Ma non ci sono solo le fabbriche a dare ottani: nei primi otto mesi dell’anno il turismo ha visto salire del 6,8% le presenze e del 9,2% la spesa degli stranieri, generando un valore aggiunto che supera l’11% del Pil.

È di pochi giorni fa il premio “2017 Leadership Excellence” consegnato a New York al governatore Stefano Bonaccini dall’Harvard Club come miglior regione d’Italia, per essere «uscita dalla crisi economica e finanziaria con dati di crescita del Pil molto al di sopra della media nazionale e vicini a quelli delle aree più avanzate d’Europa, con un forte recupero di posti di lavoro», recita la motivazione. Merito di quel Patto per il lavoro siglato a inizio legislatura con tutte le forze economiche e sociali, non si stanca di ripetere Bonaccini, mirando ogni politica all’obiettivo di riportare la disoccupazione a un fisiologico 4-5% entro il 2020.

«Le istituzioni qui hanno capito bene che dove c’è impresa c’è occupazione, dove c’è occupazione c’è benessere», commenta il presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari. Sullo sfondo c’è un ecosistema innovativo organizzato intorno a 7 cluster di livello mondiale e a 82 laboratori industriali, con una rete di alta formazione che fa da modello nel Paese e la più importante piattaforma europea dei big data che si va consolidando attorno a Bologna. «Ora dobbiamo cercare di diffondere questa ripresa dalle grandi imprese alle Pmi – conclude Ferrari – e dobbiamo dare una risposta alla forte ricerca di personale tecnico specializzato che ne consegue.

 

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