Piattaforme off-shore: sono 16 quelle da smantellare

Recentemente ho letto un articolo da ilSole24Ore, riguardo la direttiva di smantellamento di 16 piattaforme off-shore lungo la costa italiana (in totale sono 136) per l’esaurimento dei relativi giacimenti sfruttati da molti anni a questa parte, che hanno permesso all’Italia di provvedere, seppur in parte, al proprio fabbisogno energetico. Allego l’articolo per maggior chiarezza:

Ormai sono spompati molti dei vecchi giacimenti di metano dell’Adriatico, la riserva che per decenni ha salvato l’Italia dalla siccità energetica, e di fronte alla costa del Veneto, dell’Emilia, della Romagna e delle Marche ci sono decine di piattaforme vecchie. Per questo motivo è stato varato il piano per smantellarle: sono pronte a essere smontate 16 piattaforme nell’Adriatico e in altri mari italiani, di cui 10 istallazioni a meno di 20 chilometri dalla spiaggia. In tutto, nei mari italiani ci sono 136 piattaforme.

Il programma del ministero dello Sviluppo economico per gestire in sicurezza e con tutela ambientale questi lavori di chiusura degli impianti in mezzo al mare si basa sulla scelta della soluzione migliore da adottare caso per caso. Secondo l’analisi «The future of the platforms and blue economy» presentata all’Omc di Ravenna, verranno adottate diverse risposte. Qualche impianto verrà smantellato del tutto e l’acciaio di cui è fatto tornerà al riciclo in acciaieria. Altre piattaforme potranno ospitare attività di ricerca scientifica. Oppure, con i “ventilatori” eolici, potranno estrarre elettricità dal soffio delle brezze marine. In altri casi, il traliccio potrà diventare un rifugio sottomarino per la riproduzione dei pesci al riparo dalle reti.

 «L’Adriatico, dove oggi si concentra il parco delle piattaforme offshore destinato a un decommissioning entro il 2030, può contare su un insieme di condizioni ideali per diventare un hub dove avviare nuove partnership dirette anche a un uso integrato degli impianti. Le condizioni sono economico-ambientali, tecnologiche e culturali», avverte Franco Terlizzese dello Sviluppo Economico, secondo il quale l’esperienza italiana potrà diventare un modello per tutto il Mediterraneo. Non a caso la Regione Emilia Romagna vuole «le fonti di approvvigionamento nell’esclusivo utilizzo di energie rinnovabili», aggiunte Palma Costi, assessore regionale alle attività produttive, e ciò può essere tecnicamente possibile come ha confermato una ricerca dell’azienda di impiantistica Rosetti Marino, la quale ha studiato la possibilità di estendere la vita delle piattaforme offshore dell’Adriatico come impianti di energia rinnovabile associata con sistemi di accumulo dell’elettricità.

Fondamentale è la nuova struttura di garanzia della sicurezza offshore, creata in Italia dallo Sviluppo Economico secondo le indicazioni di una direttiva europea. Al vertice del comitato per la sicurezza in mare è stato scelto Ezio Mesini, presidente della scuola di ingegneria e architettura dell’Università di Bologna. Un cenno sull’Offshore Mediterranean Conference, evento che si svolge ad anni alterni in Egitto e a Ravenna.

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